giovedì 19 febbraio 2015

"NACHO" - Recensione 1x03 Better Call Saul

Cosa dire, questa serie mi piace. Sarà che Saul (emh, scusate, Jimmy) era il mio preferito in Breaking Bad, sarà che ci sono molti elementi che mi ricordano la serie di cui Better Call Saul è lo spin-off (credetemi, quando vedo il paesaggio arido e pieno di sterpaglie di Albuquerque mi sento a casa), non so cos’è, ma questa serie mi ha presa davvero. Ha colmato un vuoto che era vuoto da troppo tempo.

Nacho, il terzo episodio di questa prima stagione inizia con un flashback: Chuck McGill è in una prigione per visitare un suo cliente, che scopriamo dopo pochi secondi essere quel malandrino di suo fratello Jimmy, che ne avrà combinata una delle sue.
Tra i due c’è un breve dialogo in cui Jimmy supplica Chuck di aiutarlo, e anche se ci sono molti elementi che contribuiscono a rendere la scena cupa e pesante, c’è sempre Jimmy che con il suo innato spirito ironico, e come fa in ogni situazione, sdrammatizza il tutto e ci strappa un sorriso, nonostante per lui la situazione sia tutt’altro che gradevole.




Si torna al presente (dopo, fatemelo dire, una sigla molto anni 80 e che, seppur molto breve, dà un tocco di classe a tutta la serie), con Jimmy che chiama in tarda notte la sua bionda collega Kim, avvocato dei Kettleman (verso cui Jimmy prova un po’ di rancore, dato che l’hanno “licenziato”) e le fa un mucchio di domande confuse e impacciate per sapere dove la famiglia tenga i soldi che ha rubato e per i quali è costretta ad affrontare una causa in tribunale. E si fa anche scappare che la famiglia potrebbe essere in pericolo. Perché? Perché Nacho, lo scagnozzo di Tuco, vuole rubare quei soldi e chiede aiuto a Jimmy. Jimmy riesce a sapere dove sono? Ovvio che no.

Jimmy McGill non è ancora Saul Goodman. Il Jimmy di questo spin-off non è lo stesso Jimmy di qualche anno dopo, che sa perfettamente cosa fare in ogni situazione e che ha i mezzi per risolvere qualsiasi problema. Il Jimmy che conosciamo in questa serie è un avvocatuccio, è quasi un fallito, ha uno studio che forse neanche si può definire tale, si occupa di casi d’ufficio per i quali gli danno 700 dollari. E’ uno di quelli insoddisfatti della vita, con un’esistenza piatta e mediocre, che più che vivere, sopravvivono.

Il giorno dopo, i Kettleman spariscono. Puff, scomparsi nel nulla. La casa è a soqquadro e loro non ci sono. E in carcere c’è Nacho, il famoso amico di Tuco, che assume Jimmy come avvocato, minacciandolo di farlo fuori se non lo farà scagionare entro la fine della giornata. Jimmy deve farsi venire in mente qualcosa se vuole salvarsi la pelle.




Qui emerge un altro particolare della personalità di Jimmy McGill. Jimmy è debole. Piuttosto che denunciare la minaccia alla polizia, preferisce fare quello che gli ha detto di fare Nacho. Come biasimarlo, lui ha paura e vuole solo togliersi Tuco e la sua banda dai piedi prima possibile. Ma sappiamo bene che una volta entrati a contatto con la criminalità, difficilmente si esce dal loro mirino. Quindi Jimmy, piano piano, acquisirà sempre più familiarità con i criminali della città, perché una volta entrato nel giro non riesce più ad uscirne. E si sente più sicuro ad assecondarli, questi criminali, piuttosto che a denunciarli. E dopo qualche anno, come ben sappiamo, diventerà un esperto in materia di bande criminali.

Quindi, Jimmy deve far scagionare Nacho. E, in effetti, un’idea in testa gli viene. Jimmy sarà anche debole, fallito e tutto quello che volete, ma non è stupido. Anzi, è abbastanza sveglio per essere un avvocato che non riesce a fare carriera. E per essere un debole, in questa puntata riesce comunque a rompere le scatole, a instillare un dubbio nei poliziotti, riesce a proporre una seconda via che, a fine puntata, si rivelerà corretta.

E se i Kettleman si fossero auto-rapiti, in modo da risultare non più ladri ma vittime? Beh, mica impossibile. Ma nessuno crede al povero Jimmy McGill. Perché diciamolo, in fondo siamo tutti dalla sua parte. In fondo ci fa un po’ di tenerezza.

A questo punto subentra Mike. AAAHHHH, Mike, ci eri mancato! Mi ero davvero scocciata di vederlo sempre seduto in quella scatola in cui la cosa più trasgressiva che faceva era far fare ritardo a Jimmy. Finalmente viene data la giusta visibilità a un personaggio che, personalmente, mi affascina davvero tanto. Mike, capace di fare una sola espressione, con poche ma pungenti parole dà un suggerimento a Jimmy. Nessuno vuole lasciare la propria casa. Non notate qualcosa nel loro dialogo? Uno sprazzo di complicità fra i due, un po’ di intesa? Intesa che come noi sappiamo è destinata a trasformarsi in una vera e propria collaborazione.

Ma tornando a noi, Jimmy si mette in cammino. Cammina che ti cammina che ti cammina, si imbatte in una tenda da campeggio. E in questa tenda da campeggio, c’è l’allegra e truffatrice (a parte i bimbi, ovviamente) famigliola Kettleman.

E qui, la scena più bella di tutte. Una scena che ti ricorda perché è così bello guardare serie tv, perché vale la pena stare ore davanti al computer, perché vale la pena aspettare che il maledetto streaming si carichi, perché vale la pena distruggere la propria vita sociale. E’ per scene come questa che vale la pena.

Jimmy, esausto e con un’aria da folle, apre la tenda e… “Here’s Johnny!”.

Beh, anche Jimmy McGill sa il fatto suo. L’astuzia non gli manca; e basta aggiungere un po’ di determinazione e un po’ di cosiddetti per ottenere ciò che si vuole.

Voto della puntata? Io azzarderei anche un 9. Nonostante non ci sia particolare azione, questo episodio non mi ha mai annoiata. Abbiamo iniziato a capire molto di più la psicologia dei personaggi e il loro carattere, e soprattutto come interagiscono fra loro, e la storia inizia a prendere forma e ad essere più unitaria.


Per oggi è tutto, ci leggiamo al prossimo episodio!











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